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domenica 2 novembre 2014

Il "mito" della grande guerra


La “Grande Guerra”, è stata ancora una volta oggetto di studio nella conferenza che si è tenuta Giovedì 30 Ottobre a Rescaldina, presso “Villa Rusconi”.

Sono trascorsi cent'anni dallo scoppio della prima guerra mondiale e l'ANPI di Rescaldina, con l'ausilio dei suoi ospiti, ha pensato bene di organizzare quest'incontro per meglio approfondire circostanze, cause e conseguenze che portarono il mondo ad accollarsi quegli avvenimenti tragici che gli  costarono quasi 10 milioni di vittime, circa quattro al minuto per 52 mesi, con l'aggiunta di molti feriti e invalidi che versavano in condizioni disastrose.
I relatori della serata, Giancarlo Restelli e la sua collaboratrice Renata Pasquetto, ci hanno elencato i motivi che causarono il conflitto e come si svolse. Il terzo relatore, Roberto Curatolo, ha fatto notare come le condizioni di vita tragiche dei militari in prima linea non impedissero spunti letterari di grande livello artistico. La sua lettura delle poesie di alcuni tra i poeti più importanti che vissero in prima persona quell'esperienza, ha toccato le corde più sensibili di molti tra il pubblico.

Il dizionario della lingua italiana definisce “Mito” l'immagine idealizzata di una persona o di un evento.
Nel titolo dell'articolo il termine “mito” è tra virgolette perché il regime fascista che prese il potere a pochi anni di distanza dalla “Grande Guerra”, utilizzò quei tristi avvenimenti per biechi fini propagandistici raccontandoci battaglie favolose durante le quali molti eroi erano pronti ad immolarsi per il “bene” della patria.
Benito Mussolini non raccontò la vita putrida in trincea, la fame, la sete, le malattie, il filo spinato che lacerava la carne dei soldati, l'ingordigia cinica di alcuni industriali senza scrupoli che, fra tante cose, fornivano all'esercito italiano ridicole e inutili armature che neppure Carlo Magno, nell'ottavo secolo, avrebbe fatto indossare ai suoi cavalieri. Nel ventennio fascista non si raccontò neppure la pazzia di ufficiali incapaci che ordinavano inutili assalti alle postazioni nemiche e ancora oggi non si comprende perché, dopo cento anni, ci siano vie o piazze dedicate al generale Luigi Cadorna, primo responsabile di strategie, da molti ritenute suicide.
A distanza di sei anni dalla fine del conflitto quel generale fu promosso Maresciallo d'Italia per ordine di Benito Mussolini.
Diciamo sempre che l'esperienza aiuta a non ripetere gli stessi errori ma, a quel tempo, le cose andarono diversamente. La carneficina del '14 - '18 fu talmente “bella e gloriosa” per i potenti di allora che dopo soli 21 anni i soliti guerrafondai decisero che si doveva ricominciare.

Dobbiamo essere tutti molto attenti a quanto avviene attorno a noi perché, come dice qualcuno: “Quando la politica non è più in grado di risolvere i problemi che le si presentano... scoppiano le guerre”.

Gastone Campanati

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