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(IMMAGINE GRAFICO DELL’ISPRA, ripreso da “il Gazzettino.it” del 6/2/2013) |
Dal rapporto dei ricercatori di ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale), che ricostruiscono
l’andamento del consumo di suolo in Italia, emerge che per ogni secondo
negli ultimi cinque anni è di OTTO metri quadri, questo è il ritmo forsennato
che sta consumando l’Italia.
Cifre impressionanti che trascinano l’Italia fuori dal
contesto Europeo,dove il consumo medio del suolo è del 2,8% a fronte di un
devastante 6,9% del nostro martoriato Paese.
Tra i divoratori di suolo Lombardia, Veneto e Lazio e
Campania; è come se ogni anno si costruissero città nuove come Milano e
Firenze, e questo in un Paese a incremento demografico zero.
Questa dissennata cementificazione avviene a danno di
preziosi suoli agricoli (pianura veneto padana –laziale campana) un
tempo fecondi, colpendo il cuore dell’agricoltura di qualità, coprendo i
suoli di cemento con perdita delle funzioni ecologiche di sistema alterando i
già precari equilibri naturali.
Per chi costruiamo e perché? In Italia trova credito l'idea
secondo cui l’Edilizia e le grandi opere sarebbero i principali motori
dell’economia. Sfugge a politici e imprenditori che la presente crisi
economica nasce proprio dalla “BOLLA IMMOBILIARE” americana. Basta
vedere anche il mercato immobiliare italiano: appartamenti da vendere e in costruzione in numero
spropositato, capannoni industriali sfitti e vuoti, l’eccesso di offerta
è al massimo con una domanda verso lo zero.
La crisi che attanaglia il mercato immobiliare è dovuta alla
mancanza di una visione di investimenti realmente produttivi e capacità di
formazione e di progettazione. Si utilizza invece il nostro suolo come se fosse
una risorsa passiva , una cava da sfruttare spolpandola fino all’osso.
Si sente ripetere che interrompere il mercato attuale è
impossibile perché vanno protette manodopera e imprese. NON E’ VERO. Di
lavoro per imprese e manodopera ve ne sarebbe di più e non di meno se solo si
decidesse di dare priorità assoluta alla messa in sicurezza del territorio (Rapporto
Associazione nazionale costruttori edili e Centro ricerche economiche e
mercato edilizio).
Perché un centro commerciale non può essere costruito in
centro dove ci sono edifici abbandonati, aziende abbandonate da
ristrutturare, forse è più semplice trasformare un’area agricola?
La vera diatriba non è tra conservatori (non cemento) e modernizzatori (cemento) è fra chi vuole sviluppo in armonia , e chi vede nel suolo
italiano solo una risorsa da saccheggiare a proprio vantaggio.
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