La
mattina del 17 luglio, il mio risveglio è rattristato ( per non
usare un verbo più angoscioso) da un’immagine di dolore che
accompagna un articolo del quotidiano, che titola così : “ Missile
sulla spiaggia: morti 4 bambini a Gaza “.
Poiché
è luglio e sono ben lontana dalle aule scolastiche, per me la parola
spiaggia evoca le vacanze dei miei alunni, che probabilmente , in
questi giorni staranno giocando con gli amici, sguazzando tra le onde
del mare e trascorrendo momenti lieti tra gelati e granite. Allo
stesso tempo, penso a quanti bimbi più piccoli scopriranno il mare
per la prima volta, coccolati dagli sguardi amorevoli e , a volte
ansiosi, dei loro genitori, e chissà quanti faranno capricci perché
il loro secchiello è giallo e lo avrebbero voluto, invece, rosso o
blu! E ancora, quanti adolescenti si sentiranno inadeguati perché
il cellulare o il tablet del loro vicino di ombrellone è più nuovo
e accattivante.
Ma
ritorno a Gaza, a quei ragazzini, di età compresa fra i 9 e gli 11
anni, che stavano giocando sulla spiaggia o forse erano intenti ad
aiutare i loro padri ad intrecciare le reti da pescatore. E poi
l’esplosione, la morte che arriva inaspettata e l’orrore, troppe
volte visto e commentato da firme autorevoli.
Sulla
stessa pagina del quotidiano, è riportato un breve, ma significativo
commento di Claudio Magris, scrittore che stimo molto per le sue
analisi sempre lucide e puntuali. Riporto queste sue parole, che non
possono lasciare indifferenti: “ La morte di qualsiasi bambino,
e sotto qualsiasi bomba è un momento in cui la vita, la storia, il
potere politico mostrano il loro volto più imbecille e sanguinoso”.
Personalmente,
faccio parte dell’Associazione culturale Articolo 9, che da qualche
anno è presente sul nostro territorio per promuovere l’educazione
alla pace, il rispetto degli altri, con uno sguardo attento
all’ambiente in cui viviamo.
Inoltre,
ho aderito con entusiasmo alla proposto politica dell’attuale
sindaco Cattaneo e ho condiviso pienamente tutte le linee del
programma, soprattutto quando si parla di città a misura di bambino,
perché sono convinta che se un paese si pone come ambito ideale di
crescita per i nostri bambini, allora tutti quanti indistintamente
possono vivere meglio.
Oggi,
che vivo più da vicino i problemi della nostra amministrazione, le
criticità legate alla crisi economica e sociale, che sembrano
togliere spazio a sentimenti e riflessioni, credo di poter affermare
che noi adulti, mai come ora, dobbiamo promuovere a gran voce la
cultura della PACE. Dobbiamo dare ai più giovani l’esempio che le
scelte più coraggiose si fanno non con i conflitti e la violenza, ma
con il dialogo e il buon senso.
Marica
Vignati
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