All'auditorium
di Rescaldina, Domenica 5 Ottobre, si è svolto uno degli eventi che
compongono l'insieme di iniziative, “Rescaldina in cammino”,
organizzate dall'amministrazione comunale, per parlare di convivenza
pacifica tra i popoli.
Uno
spettacolo teatrale ha raccontato un fatto reale, avvenuto
nell'Aprile 1994, durante il terribile tentativo di sterminio
compiuto in Rwanda dall'etnia Hutu nei confronti dell'etnia Tutsi.
Conseguenza di odi e conflitti preesistenti da molto tempo.
Lo
spettacolo, rappresentato dagli attori Marco Cortesi e Mara Moschini,
è stato allestito con una semplicità estrema. I costumi neri dei
due interpreti, e il telo del medesimo colore steso alle loro spalle,
lasciavano chiaramente intendere, fin dall'inizio, che le cose più
importanti sarebbero state le loro voci e la storia che avrebbero
raccontato. Alla fine il pubblico è rimasto soddisfatto della
serata.
I
due attori recitano in numerose città, in Italia e all'estero,
portandosi appresso i modesti impianti di scena adoperati ieri a
Rescaldina, dove hanno sicuramente meritato gli applausi scroscianti
di cui sono stati omaggiati.
La
storia che hanno raccontato è molto commovente. Racconta un fatto
reale, frutto del coraggio e dello spirito di fratellanza di un uomo
ed una donna, di diversa etnia, che ebbero la forza di andare contro
corrente e di ribellarsi alle violenze che avvenivano tra le loro
genti, in quei momenti terribili.
Furono
circa 800 000 le persone uccise in Rwanda in un periodo di 104
giorni:
7692
omicidi al giorno. Un calcolo agghiacciante.
“E'
necessario parlare di atrocità, affinché non si ripetano” si dice
sempre.
La
storia del passato, e anche del presente, insegna che sono numerosi i
casi in cui si preferisce incolpare qualche piccolo gruppo, dei
malesseri della collettività.
Sarebbe
più logico pensare che i problemi, quando ci sono, non si risolvono
sopprimendo i “diversi”, bensì coinvolgendo tutte le forze
disponibili, ognuna con i suoi specifici talenti.
Potremmo
ricordare decine di tentativi di genocidio avvenuti in ogni parte del
mondo nell'ultimo secolo ma è preferibile stendere un velo pietoso
su quanto è già accaduto, e su quanto ancora accade, per non
provocare le solite inutili polemiche su quali stragi fossero
“giustificabili” e quali no. Non è necessario stabilire chi
fosse il peggiore tra il tedesco Hitler ed il cambogiano Pol-Pot.
Sulla
superficie di un muraglione di una città a noi vicina -non ricordo
dove- una frase molto significativa diceva:
“Se
alzi un muro non saprai mai cosa hai lasciato fuori.”
E'
riportata alla fine di questo articolo affinché rimanga come motivo
di riflessione.
Gastone
Campanati